Disponibile dal 28 agosto 2023
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La mafia ha “rispettato” la Chiesa nella misura in cui essa non ha messo in discussione il suo controllo del territorio ed il prete si è fatto “affiziu ru parrinu” (l'ufficio del prete) tutto casa e chiesa, promotore di processioni, che “campa e fa campari”.
Ma don Pino è venuto allo scoperto, ha scelto di uscire dalla sagrestia e di vivere fino in fondo i problemi, i rischi, le speranze della sua gente.
Alle spalle di ogni cadavere vittima di mafia si cercano giustamente gli esecutori materiali e imandanti. Ma ogni delitto di mafia ha una terza categoria di colpevoli: i mandanti inconsapevoli, una categoria sociologica fatta da tutte le persone che per non correre rischi personali preferiscono vivere nel “puzzo del compromesso”.
Scrivono due testimoni che hanno conosciuto don Pino: uno studioso del fenomeno mafioso e un teologo cattolico provano, in una sorta di dittico, a rileggere il “caso Puglisi” soprattutto in prospettiva costruttiva: cosa possono fare le agenzie educative – in particolare la Chiesa cattolica – per contribuire a disarmare il sistema di dominio mafioso e a svelarne definitivamente le radici culturali ed etiche.