La felicità è il più profondo richiamo del cuore, una forza attrattiva, un desiderio, la spinta che guida le azioni umane. Questa tensione interiore si scontra spesso con la cruda realtà della vita di tutti i giorni. Ed è proprio a questo punto che si crea la frattura, e il sogno della vita piena si tramuta in dramma o in pura utopia, al punto che diventa imbarazzante addirittura parlarne, la parola diventa impacciata ovvero il linguaggio si percepisce incapace e inadeguato ad esprimersi. Ecco allora il perché della scelta del Salterio e del suo modo di intendere la felicità: la rivelazione biblica ha demandato al linguaggio poetico il difficile e arduo compito di raccontare in poesia ciò che per altre forme del linguaggio ordinario risulterebbe un tentativo con esiti fallimentari. Il linguaggio poetico si rivelerà essere all’altezza di chiarire, spiegare, togliere il velo e dare voce anche ai complessi e difficilmente spiegabili aspetti della realtà, quali appunto la felicità e i suoi contrari.