Nell'altro, nel suo mondo e nei suoi vissuti, non bisogna scorgere soltanto negatività o criticità, nell'altro e dall'altro vengono fuori, lasciando che emergano, potenzialità e risorse: nell'altro ci sono io, ci siamo noi, c'è il nostro vissuto, la nostra storia, c'è la nostra umanità. L'altro viene sempre prima di me. Per questo è sempre più urgente e necessario dare il primato all'altro. Prima l'altro! Il che vuol dire, fondamentalmente, prima la persona umana! [...] L'altro prima di me significa che c'è una infinità di cose che mi e ci oltrepassano. Il prima di me è l'affermazione, ma soprattutto l'evocazione e l'invocazione, che allude ad un riferimento e ad un orizzonte per ripensare l'umano in modo sempre più essenziale e radicale. È sempre più necessario e urgente, infatti, nell'attuale contesto culturale, sociale, politico, religioso, ritrovare questa priorità per non abbandonare l'umano che è in noi. Mi pare importante porre all'attenzione di tutti questa priorità che si presenta sempre di più come la vera emergenza, per l'uomo del nostro tempo: se vogliamo ancora rimanere umani occorre riconoscere l'altro in quanto altro, nella sua alterità a partire anzitutto dalla sua precedenza temporale ed ontologica.