Come ormai ammette la grande maggioranza dei suoi studiosi, l'apocalittica è molto più di un semplice "genere letterario" proposto dai testi sacri: "madre di ogni teologia cristiana" (Kasemann), "sacco delle illusioni di tutti i caporali" (Lutero), essa è anche "alimento di tutte le utopie serie o morbose della storia cristiana" (Ravasi). Modalità esistentiva propria dei ceti marginali, paradigma teorico-pratico con cui intere porzioni di umanità dolente percepiscono il mondo e vivono quotidianamente le relazioni umane, la spiritualità apocalittico-millenaristica è la Weltanschauung salvifica propria dei fedeli emarginati e di tutti i reietti che si ritengono ingiustamente perseguitati dalle potenze di "questo mondo", ma che restano nel contempo fiduciosi in un imminente intervento superiore che metta fine al presente obbrobrio e ristabilisca la giustizia violata. L'apocalittica si mostra capace di oscillare da una quietistica teologia dell'attesa - in cui i fedeli semplicemente aspettano e anelano una realtà "altra" e diversa da questa - a una soteriologia del risentimento e della catastrofe catartica, in cui un Dio punitivo e giustiziere verrà presto a distruggere il Male incarnato nei nemici storici del popolo eletto e ad inaugurare un'era millenaria di trionfo a tutto vantaggio dei suoi santi. Questo libro si occupa delle ricadute storiche e degli esiti teologici della spiritualità apocalittica nelle tre grandi religioni abramitiche ancor prima che essa passasse a influenzare il common sense politico delle masse occidentali nei confronti dei poteri terreni e degli stessi movimenti rivoluzionari "secolari" ispirati dai profeti gnostici contemporanei, essa è stata in grado di sollecitare il concreto atteggiamento storico delle ali radicali di giudaismo, cristianesimo e islamismo e di dare vita a disordini, rivolte, dibattiti e aspri contrasti dottrinali anche molto prima dell'epoca moderna.