Il testo racconta l'esperienza vissuta in Ruanda quando la rivalità etnica sfociò in violenze e barbarie: il genocidio. L'autore, prete missionario, nel Centre st. Antoine di Nyanza, in Ruanda, racconta gli avvenimenti e li correda di cenni storici riguardanti il Paese Africano. Inquadra storicamente le cause che hanno poi portato alla guerra. Vivendo nell'orphelinat ha cercato di salvare numerose persone, soprattutto bimbi rimasti orfani a causa della mattanza genocidaria. L'intero racconto, in buona parte, è preso dal diario personale. Le vicende di persone incontrate durante la sua missione si intrecciano alla sua e raccontano l'orrore di una delle tragedie più penose del XX secolo. Alcune testimonianze sono narrate anche da lettere che padre Giorgio ha ricevuto dagli scampati dopo il genocidio, a distanza di anni. Alcune questioni di carattere etico si intrecciano con il racconto e invitano a riflettere nell'intento di trovare non solo una ragione ma sollecitare il proposito di promuovere "la comunione là dove il mondo è dilaniato dall'odio etnico e dalla follia omicida". Le foto e i disegni di studenti del "Liceo Artistico A. Modigliani" di Padova richiamano avvenimenti ed espressioni dell'arte del Ruanda.