Che cosa posso sperare? Oggi più che mai la domanda trascendentale di Kant assume i contorni di un enigma: quanto è legittimo sperare in un mondo segnato dalle crisi economiche e di senso, dalla rassegnazione, da una schiacciante percezione di impotenza e di illegalità diffusa? In questo senso, la disperazione sembra essere la vera cifra del nostro tempo, una disperazione che diventa un appello e una sfida per la comunità cristiana. Chiamata a rendere ragione della speranza che la anima (1Pt 3,15), la Chiesa con coraggio è impegnata nella promozione di un nuovo umanesimo animato da quella speranza che, da un lato, ridona unità e senso ad un presente prigioniero del frammento e dell'isolamento ricalibrandolo alla luce della sovrabbondante promessa di Dio e, dall'altro, permette di sanare le relazioni ferite tra gli uomini, con il creato e con Dio. La speranza, allora, da autoreferenziale proiezione dei propri desideri o da vaga prognosi del futuro, diventa testimonianza della presenza salvifica di Dio nella storia e promozione di ciò che è autenticamente umano.